Dicono di noi...

Francesco Fiori
l’artigiano del vino


tratto dall'articolo "L'artigiano del Vino" dal sito winetaste.it

a cura di Roberto Gatti - 12 Ottobre 2020

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"Non conosco personalmente il Sig. Francesco Fiori, ma unicamente tramite un suo vino."
Alcune premesse, prima di passare alla degustazione tecnica di questo vino : un vermentino coltivato su vecchi vigneti ad alberello ad Usini in Sardegna, come poche volte nella mia lunga militanza di degustatore è capitato. Uno di quei vini che ti da ancora la forza, dopo 30 anni, di continuare in questo magnifico mondo, anche se negli ultimi anni, è frequentato da giovani rampanti senza dignità , che tentano di emergere a suon di gomitate e pratiche scorrette. e scoprire queste perle di rara qualità !

VINO “ SERRA ASPRIDDA “ Vermentino di Sardegna Doc 2019 gr.13,5°

NOTE DI DEGUSTAZIONE
Colore giallo paglierino con riflessi verdolini ; naso franco, intenso, impeccabile, di grande espressione olfattiva : note floreali e fruttate : frutta a pasta bianca e gelsomino ; è in bocca che lascia senza fiato : impeccabile, intensità palatale elevata, intensissimo nel centro bocca, con una persistenza da qui all’eternità ! Un Top Wine come raramente capita di incontrare. Sicuramente il miglior vermentino degustato in tanti anni di attività, tra i migliori vini bianchi italiani ed internazionali ! Eccellente Top Wine 95/100 Unico difetto : ne berresti a fiumi ! “ Grandi sono gli uomini che sanno trasformare in questo modo i frutti della loro terra, e portarli a noi per l’appagamento dei nostri sensi ! “ Complimenti vivissimi a questo bravo artigiano del vino !

Con stima

Roberto Gatti


Il Cagnulari di Usini


tratto dall'articolo "Il cagnulari di Usini: incontro con Francesco Fiori" dal sito acquabuona.it

a cura di Paolo Rossi - 5 Ottobre 2012

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Francesco mi aspetta fuori della sua cantina, nel centro di Usini. Subito dopo le presentazioni, non nasconde un po’ di stupore per la mia visita: “Io sono un piccolo produttore, e faccio tre soli vini… Spero che le piacciano”. Inizia raccontando un po’ di storia della sua azienda: ha cominciato a imbottigliare il vino delle sue vigne nel 2003, ma lui, e ancor prima i suoi avi, hanno sempre prodotto il vino. Oggi coltiva 6 ettari di proprietà, più 2 ettari presi in affitto. Dal darci del lei si passa subito al tu; basta un bicchiere di vermentino, e l’atmosfera si fa più amichevole.

Serra Aspridda 2011 Isola dei Nuraghi IGT Vermentino (14%)
Vermentino 100% da vigne di 35 anni allevate ad alberello su suoli calcarei; viene vinificato a temperatura controllata, tra 18 e 20 gradi, e le bucce vengono tolte subito, per farne un vino fine e di pronta beva, da bere nella primavera successiva. A proposito dei suoli, Francesco racconta: “A Usini di solito si usa così; i vitigni bianchi, li piantiamo su terre bianche calcaree, i rossi sui terreni più tenaci. Qua c’è una varietà di suoli che permette di adattare i vitigni al terreno”. Il 2011 è stato imbottigliato ad aprile 2012, in modo da esser pronto per la vendita in estate. Nel bicchiere è paglierino chiaro, ha un naso salmastroso, floreale con note citriche e minerali. Curiosamente, il vino non è iscritto a una DOC, e quando chiedo a Francesco il perché, alza gli occhi al cielo e mi risponde che, a parte tre decimi di acidità in meno rispetto a quanto richiesto (4,5 per mille anziché 4,8), ha deciso di non iscriverlo a una denominazione controllata a causa dei troppi adempimenti burocratici. “Il vermentino per noi è il vino giovane e fresco, da bere in compagnia, anche come aperitivo; e per noi vignaioli ha un po’ la funzione del “pagadebit” romagnolo, è il primo vino che vendi… serve a rifarti delle spese sostenute. Per questo non mi posso permettere troppi adempimenti”. In bocca questo vermentino mantiene le promesse: è un vino immediato, sapido e piacevole, da aperitivo e ottimo per accompagnare i piatti di pesce.
Con aria tranquilla, Francesco ripercorre brevemente la storia vinicola di Usini; oggi ci sono otto imbottigliatori in paese, ma fino al 2002 c’era solo Cherchi a imbottigliare il proprio vino, e il suo insegnamento è stato fondamentale per tutti quelli che sono venuti dopo. Tra l’altro, racconta, essendo il paese così piccolo, quasi tutti i produttori di vino sono legati da vincoli di parentela, e oltre a questo si sono consociati nella Confraternita del Cagnulari, per far conoscere meglio all’esterno il loro vitigno principe. Ed infatti arriva nel bicchiere il primo cagnulari di Francesco Fiori:

Serra Juales 2011 Isola dei Nuraghi IGT Cagnulari (14%) Il vino è da pochi mesi in bottiglia, uscendo sul mercato nell’agosto dell’anno successivo alla vendemmia. È il cagnulari “base”, ideale per capire le potenzialità del vitigno: fa solo acciaio e viene prodotto da viti di 40 anni allevate su suoli argilloso-calcarei. La macerazione sulle bucce si protrae per 5-6 giorni. Il Serra Juales appare rubino puro, brillante, con unghia violacea che denota grande giovinezza. Al naso è caldo, vinoso, profuma di more e frutti rossi, mi ricorda la susina sangue di drago matura. Si presenta al tempo stesso morbido ma con qualche asperità data dalla buona acidità (5,8) e dai tannini, fini ma ben presenti. Il corpo non è imponente, è un vino caldo, tannico il giusto, appetitoso. Discreta la lunghezza, chiude con discrezione, di sicuro è un vino molto “gastronomico”, da pasto, con una bella evoluzione nel tempo davanti a sé: il meglio per lui deve ancora venire. Discorso diverso per il Serra Juales 2010, figlio di un’annata assai problematica, con vari problemi di maturazione ai grappoli. Il vino che ne nasce non si farà ricordare.
Noto che il Serra Juales è un IGT e chiedo lumi a Francesco sul perché un vino così non abbia la DOC: “In effetti esiste una DOC cagnulari a cui avrebbe diritto. Ma io come altri vignaioli di qua non abbiamo voluto aderire. Si tratta della DOC Alghero Cagnulari. Sai, quando metti il nome Alghero, ti vengono a mente le due grandi cantine della pianura algherese (si tratta di Sella e Mosca e Cantine Santa Maria la Palma, veri giganti a livello nazionale, ndr). E noi come possiamo confrontarci con loro? Siamo piccoli, in quella denominazione resteremmo schiacciati. Noi preferiamo essere considerati come qualcosa di diverso”. Infatti, con i soci della Confraternita del Cagnulari, stanno cercando di creare una DOC che riunisca i produttori di cagnulari delle colline a sud di Sassari, che si trovano nei territori di Usini, Ittiri, Uri, Ossi, Tissi.
“Ma cos’è, geneticamente il cagnulari?” – gli chiedo. Ha qualche parentela con altri vitigni? A livello genetico, mi spiega Francesco, la vite sembra sia parente del bovale sardo, anche se foglie e grappolo non sono del tutto uguali. E anche nel carattere il cagnulari è diverso, più nervoso del bovale. Tra i vitigni sardi infatti il cagnulari è molto più tannico e intenso di colore sia del bovale sia del cannonau. Ha un’alta acidità, è morbido ma mantiene sempre delle asperità. Con molta probabilità è probabile che abbia parentele in Spagna, da dove si presume possa essere stato portato qui. A questo proposito, uno dei progetti della Confraternita è proprio quello di appurare le parentele genetiche del vitigno per cercare di capirne meglio la storia e il percorso. Ma è il momento del fratello maggiore del Serra Juales:

Nebriosu 2008 Isola dei Nuraghi IGT Cagnulari (14.5%) Da vigne più giovani, piantate nel 2005 in un terreno argilloso, nasce questo vino dal colore intenso, maturato per un anno in botte da 5 ettolitri e messo in vendita dopo 2 anni dalla vendemmia. Il temine sardo “nebriosu” sta per “nervoso, brioso”, come il carattere del vitigno. Rubino cupo dall’unghia violacea, ha naso austero, che non si concede molto facilmente. In bocca si esprime con maggiore facilità, ed è molto sapido, vivo, dal tannino fine. Chiude fresco, e invita a un nuovo sorso. Un vino senza dubbio da abbinare alle carni.

Nebriosu 2009 Isola dei Nuraghi IGT Cagnulari (14,5%) Il naso qui è caldo ma discreto, con sentori animali e note fruttate. La buona acidità bilancia il calore alcolico. Col tempo e l’ossigenazione, si affacciano interessanti note di alloro ed erbe aromatiche. Un vino come una stretta di mano di queste parti: sincero e caloroso. E ovviamente robusto.

Nebriosu 2010 Isola dei Nuraghi IGT Cagnulari (14%) Il campione, al momento dell’assaggio, è appena stato imbottigliato (e sarà in vendita per questo inverno). Rispetto al precedente, al naso emergono maggiormente i tratti di giovinezza del vino, si potrebbe dire che “sa di vendemmia”. In bocca scorre via un po’ più leggero; è vinoso, sapido ma ancora da attendere. Il suo temperamento è quello di un vino per il momento in divenire, ma promette bene.